C'ERA UNA VOLTA CENERENTOLA
Dettagli dell'evento
Lunedì 28 ottobre 2024 ore 21.00 FAENZA Teatro Angelo Masini C’era una volta Cenerentola Nuovo Allestimento 2024 BALLETTO DI ROMA Marisol Castellanos Cenerentola Coreografia e regia Fabrizio Monteverde Musica Georg Friedrich Händel Scene Fabrizio
Dettagli dell'evento
Lunedì 28 ottobre 2024 ore 21.00
FAENZA Teatro Angelo Masini
C’era una volta Cenerentola
Nuovo Allestimento 2024
BALLETTO DI ROMA
Marisol Castellanos Cenerentola
Coreografia e regia Fabrizio Monteverde
Musica Georg Friedrich Händel
Scene Fabrizio Monteverde
Ideazione costumi Santi Rinciari
Lighting design Emanuele De Maria
Orario
28 ottobre 2024 21:00(GMT+02:00)
Location
FAENZA Teatro Angelo Masini
Accessibilità
Assenza di barriere architettoniche
Programma
Nel riallestimento 2024 di “C’era una volta CENERENTOLA” non cambiano l’atmosfera, il sapore, l’ambientazione e i valori di una preziosa coreografia del repertorio del Balletto di Roma, che torna in scena con una danza cui bastano pochi tratti di riferimento per proiettarsi in temi d’attualità, colti con umana sensibilità dalla personalità unica della giovanissima Marisol Castellanos che nell’ultima edizione di Amici 2023 ha potuto mostrare le sue straordinarie potenzialità artistiche rimesse di nuovo in scena dal coreografo Fabrizio Monteverde in questa particolare versione coreografica, che tende a far conoscere e avvicinare tutte le nuove generazioni al repertorio del Balletto di Roma.
Secondo Monteverde quella di Cenerentola è una storia apparentemente semplice: rivalità tra sorelle, desideri inespressi che finalmente si realizzano, la virtù premiata anche se vestita di stracci, la punizione per i malvagi e gli sfruttatori. In realtà sotto questa superficie lineare e apparentemente trasparente si nascondono dei complessi sentimenti inconsci, che sono poi alla base del successo della storia di Cenerentola nel corso dei secoli, e che tracciano il percorso di crescita e di sviluppo della personalità, fino alla piena realizzazione del sé. È una fiaba che continua a parlare di adolescenza, della fatica di crescere specialmente per chi è ai margini, delle prove da superare per raggiungere l’autonomia, ma soprattutto del ruolo effimero dell’immagine esteriore, come parametro considerato ieri come oggi – il “c’era una volta”, ma che oggi c’è ancora – fondamentale per potersi affermare nella vita e nelle relazioni sociali. Quest’opera di Fabrizio Monteverde, come tutte le sue famose rivisitazioni di grandi classici, tende a svuotare l’antica favola da tutti gli elementi più noti, conosciuti attraverso i balletti di repertorio e la filmografia recente, rovesciando la tipica ambientazione fiabesca in un mondo crudo e opprimente, di cui sono sottolineati i contenuti soprattutto negativi, ma che alla fine sfociano in una profonda e innocente introspezione. Nel linguaggio del coreografo c’è richiamo all’ingiustizia, voglia di emancipazione e insieme quell’umiltà destinata a durare per sempre: la convinzione che questi valori possano esplodere ed esprimersi in sentimenti puri e folli come l’amore e la felicità, trasuda in tutto lo spettacolo dalle luci ai costumi e al trucco, sino all’originale scenografia.