Chi era Johann Sebastian Bach e che significa la sua figura per noi oggi? L’ Aristotele della musica, l’uomo che inventò le più belle cantate, le più belle fughe della storia della musica, era una personalità “tutto tondo”, capace di provare sentimenti uguali ai nostri: rabbia, tristezza, gioia …. e non certo un uomo asettico, calcolatore. Insomma, non un “parruccone”, come per secoli è stato dipinto. Per lui la musica era linfa vitale e non una sequenza di equazioni inconcludenti che affascinano solo il nostro intelletto. Per Johann Sebastian Bach la musica doveva commuovere gli animi in maniera più intensa possibile. Le articolazioni, ossia l’arte di coniugare le frasi nella maniera più elegante possibile, in Bach non sono mai uguali. Dunque, la varietà, il senso della frase, la libertà delle combinazioni, sono alla base delle sue composizioni. Naturalmente Bach era un uomo con un piede nel passato della gloriosa tradizione dei maestri polifonisti fiamminghi, tedeschi e italiani. Conosceva alla perfezione le opere di Corelli, Vivaldi, Palestrina, Buxthehude, Sweelinck eccetera. Ma il miracolo è come lui sia riuscito a rinnovare il linguaggio attraverso la propria personalità. La sua musica a distanza di 3 secoli continua a commuoversi come una delle prove più certe dell’esistenza di qualcosa di più alto. A mio modesto parere, voler costringere questa musica nei vincoli della prassi esecutiva, equivarrebbe quasi ad una manipolazione dei principi etici dell’uomo Bach, tramandati, in eredità, attraverso la sua arte.
Non mi resta che citare una frase di Wolfgang Goethe: ” Bach è il dialogo dell’Onnipotente con sé stesso prima della creazione”.
Buon ascolto e buon Festival.
Ramin Bahrami